La rete che connette
Intervista di Gabriele Billo
Pubblicato il 15/10/2011
In questo momento della mia vita, mi trovo sempre più spesso a connettere persone con interessi in comune, competenze che si possono arricchire vicendevolmente, che desiderano crearsi un lavoro o semplicemente persone che vogliono contribuire al cambiamento in corso. È interessante ed eccitante vedere quando avviene questa magia, dove le persone incontrandosi creano qualcosa di nuovo, riprendono fiducia e si sentono ascoltate e seguite nei propri desideri.
Mi rendo conto dell’importanza della rete in tutto questo, ma Internet non basta, è necessario l’incontro effettivo in carne ed ossa tra le persone. Perché quello che abbiamo bisogno è la creazione di una rete sociale, luogo dove le persone incontrandosi creano nuovi scenari futuri, sganciate dalle logiche della politica, divenuta ormai insufficiente se non dannosa per una evoluzione consapevole, basata sulla fiducia nei confronti delle nostre capacità (potere personale).
Credo che l’intelligenza non sia ne di sinistra ne di destra ma una capacità umana, da coltivare con la riflessione e il confronto. Mi chiedo allora, che senso hanno oggi i partiti, a mio parere sono un retaggio ormai da superare basato sul concetto di classi, divisioni tra persone.
Ma oggi abbiamo bisogno di un pensiero che connetta e non divida, perché i problemi che stanno emergendo sono tutti di carattere sistemico e non solamente locale. Ma per partire dobbiamo tener conto sia del localismo (singole persone, piccoli gruppi, paesi, ecc) sia del contesto più ampio globale (movimenti, internet, informazioni dal mondo positive, ecc). Il localismo è anche lo spazio a noi più vicino (il nostro corpo, la famiglia, gli amici, ecc). In definitiva siamo noi individui collocati all’interno di una rete di relazioni che con la nostra intelligenza e voglia di cambiare, possiamo perturbare il nostro piccolo ecosistema sociale.
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